Danzare la Vita

Sono anni che pratico e insegno Biodanza, un percorso che è stato per me di fondamentale rilievo, che mi ha permesso di crescere insieme alle persone con cui ho avuto il piacere di condividere in questi anni tale passione.

Eppure, ancora oggi, quando qualcuno mi chiede cosa sia la Biodanza, faccio difficoltà a rispondere.

Biodanza, così come altre esperienze che lavorano sul sé, è difficile da raccontare, piuttosto va vissuta.

Nasce in Cile dal suo creatore prof. Rolando Toro Araneda, intorno agli anni sessanta.

L’autore è psicologo, antropologo e poeta, persona di grande umanità, sensibilità, grande cultura e curioso, come tutti i grandi geni e per chi come me ha avuto l’onore di incontrarlo, conoscerlo ed averlo come maestro è stata una esperienza che ha segnato in modo indelebile la vita.

Rolando è scomparso da poco, lasciando in eredità a quanti lo hanno conosciuto, una vastità di saperi e spunti ed intuizioni che sicuramente sono stati precursori dei suoi tempi, che solo ora vengono indagati ed avvallati dal mondo scientifico e dalle neuro scienze.

L’autore osserva: osserva l’uomo, la donna, ed ha un’intuizione che diventerà un caposaldo per il metodo da lui fondato. A che serve rimarcare ad ognuno i propri limiti, le proprie fragilità, le incapacità? Forse che qualcuno di noi può affermare di essere migliorato od evoluto per questo?

Quante volte in passato, così come oggi, ci siamo sentiti mortificare con frasi del tipo

“Non capisci niente…Vergognati!…Non cambierai mai…Sei sempre lo stesso/a…Non perdere tempo…Stai zitto/a…Stai composta…Sta fermo!…” e l’elenco per ognuno potrebbe proseguire. Vi chiedo, mi chiedo, un’educazione che si fonda sul sottolineare continuamente i nostri limiti e le difficoltà forse è servito a qualcuno per superarle? O non sono stati piuttosto quei rari incontri, quelle poche parole illuminanti che ci infondevano coraggio, che ci valorizzavano, a diventare come piccoli salvagenti dell’anima a cui aggrapparsi in quei momenti di confusione e difficoltà della vita.

Biodanza non si interessa della nostra parte in ombra, non si interroga su cosa ci abbia portati ad essere quello che siamo, non va a scavare in vecchi ricordi sofferti, piuttosto lavora sulla nostra parte in luce, parte da ciò che siamo e dal valorizzare la bellezza che c’è in ognuno di noi e che non sappiamo più vedere. Dalla certezza che tutti quei potenziali che per vari motivi non si sono potuti sviluppare, possono ancora emergere e manifestarsi come preziosi talenti.

Mortificarci non ci serve ad essere migliori, piuttosto ci porta in quel pericoloso vicolo cieco che si può sintetizzare con frasi del tipo”Non valgo niente, non sono capace, sono fatto così, non cambierò mai”, frasi che come mantra negativi hanno impregnato la nostra mente, la nostra psiche che ci hanno bloccato il cuore, l’affettività, la sensibilità e la creatività.

Biodanza si pone nell’ottica dell’incontro,consapevole che ognuno di noi fiorisce nel momento in cui si sente visto, considerato, è una ricerca alla scoperta del gesto che ci appartiene, all’espressione libera che parte da noi.

Lavora con la musica che scelta sapientemente ed abbinata ad un esercizio specifico, ci fa esplorare sul “Chi sono” e ci emoziona.

Movimento, musica, incontro che fanno fiorire un po’ alla volta il dono dell’espressione di sé, senza giudizio.

Sento, provo, e manifesto con immediatezza e spontaneità, semplicemente.

Entrare nel movimento che da me conduce all’altro e crea l’alchimia dell’incontro umano nella sua forma più pura ed originale.

L’identità, l’autostima spesso frantumate dal vissuto del non essere stato/a visto, ascoltato, toccato, ci ha fatti sentire ignorati, sbagliati, inadeguati.

Biodanza è la poetica dell’incontro umano, è la celebrazione dell’altro nell’incantevole esperienza del sentirci parte di un unico grande organismo vivente: la vita stessa. Ed ecco una poesia tanto cara a Nelson Mandela, che esprime in forma poetica tutto questo:

LA NOSTRA PAURA PIU’ PROFONDA

La nostra paura più profonda
Non è di essere inadeguati.

La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.

E’ la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.

Ci domandiamo:
“Chi sono io per essere brillante,
pieno di talento, favoloso?”
In realtà chi sei tu per NON esserlo?

Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato
Nello sminuire noi stessi
Cosicchè gli altri
Non si sentano sicuri intorno a noi.

Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
La gloria di Dio che è dentro di noi:
non solo in alcuni di noi.


E quando permettiamo alla nostra luce
Di risplendere,
inconsapevolmente diamo agli altri
la possibilità di fare lo stesso.

E quando ci liberiamo
Dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera
gli altri